Gli usi oggi ortograficamente normati sono:
- come segno diacritico nei digrammi ch- e gh- per indicare C e G dura davanti a -e ed -i;
- come segno distintivo, di origine etimologica dal lat. Template:Hăbēre, nelle voci del verbo avere: ho, hai, ha e hanno, per distinguerle da: o (conigiunzione), ai (preposizione articolata), a (preposizione), anno (sostantivo).
- nelle interiezioni, soprattutto primarie e monosillabiche. In questo caso non esiste una regola ferrea sul suo posizionamento, ma la consuetudine sembra comunque averlo codificato in base ad alcune sfumature:
- all'inizio, quando sembra voler suggerire un suono aspirato, particolarmente nelle risate: ha ha (/ha ha/), he he (/hɛ hɛ/), ecc.
- dopo la prima vocale nella maggio parte dei casi: ah, boh, eh ecc.. ma anche ahi, ehi, ohi, ecc., e nei derivati ahimè, ohimè, ecc.
- alla fine, per indicare la sfumatura esclamativa di alcune particelle grammaticali: mah, (raro cheh![6]), sostituendo nei troncamenti l'apostrofo finale: beh (be'), toh (to'), ecc.
- in alcuni cognomi italiani: Dahò, Dehò, De Bartholomaies, De Thomasis, Matthey, Pamphili, Rahò, Rhodio, Tha, Thei, Theodoli, Thieghi, Thiella, Thiglia, Tholosano, Thomatis, Thorel, Thovez; [7]
- in alcuni toponimi italiani: Dho, Mathi, Noha, Proh, Rho, Santhià, Tharros, Thiene, Thiesi, Thurio, Vho;[7]
- nei derivati da parole straniere: hockeista, hobbistica ecc. dove solitamente il suono aspirato iniziale si è perso con l'italianizzazione della pronunzia e quindi anche la h può essere omessa in una grafia completamente italianizzata.
- in latinismi d'uso comune: habitat, herpes, homo, humus, ecc. e locuzioni latine: ad hoc, ad honorem, horror vacui, ecc.
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