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venerdì 3 dicembre 2010

l'ortografia

Nel caso dell'italiano, come per molte altre lingue moderne, "l'ortografia è [uno dei settori] più soggetti a censura sociale ed è quindi un aspetto particolarmente curato dall'insegnamento scolastico" [1]. Non esiste comunque un'autorità centrale di controllo: la definizione della norma è affidata al consenso degli utenti, anche se particolare autorità è riconosciuta ai dizionari e alle grammatiche.
L'ortografia italiana contemporanea è stabile nella maggior parte dei casi; sono però presenti alcune oscillazioni in diversi ambiti, dalla rappresentazione dell'accento grafico alla divisione delle parole. Per esempio, il dizionario De Mauro registra la parola tuttora anche nella forma (considerata "variante") tutt'ora. In generale, il settore delle scrizioni unite e separate (del tipo rice-trasmittente / ricetrasmittente) "presenta tuttora grande variabilità" anche se all'interno di "una chiara tendenza generale all'unione"[2].
Vi sono poi anche diversi falsi miti sulla facilità dell'ortografia italiana, indotti dal luogo comune che "l'italiano si scrive come si parla", quando in realtà la sua ortografia ignora del tutto fenomeni fonetici come il raddoppiamento fonosintattico, oppure è complicata dalla presenza di lettere priva di valore fonologiche introdotto per motivi distintivi come la h di io ho, o la i etimologica della parola scienza, o altre ambiguità come la concorrenza delle sequenze cu e qu nel rappresentare lo stesso suono /kw/.

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